Da quando Gotescalco concesse l’uso comune di pascoli e boschi e paludi ai contadini di Nonantola, per molti secoli, le possibilità di sfruttamento di questi beni furono per loro molteplici e differenziate. Nel bosco di Nonantola, esteso per circa 900 biolche, caratterizzato da querce e carpini associate ad aceri, pioppi, olmi e salici, con un folto sottobosco di arbusti di biancospino, ligustro, prugnolo, rosa di macchia si estraeva la legna per l’edilizia e il riscaldamento, si allevavano allo stato brado i suini e altri animali, si cacciava. Nel bosco di Nonantola vivevano stabilmente cinghiali, caprioli, daini, volpi e conigli: il lupo è documentato fino alla fine del 1600. La pesca si praticava nei canali che attraversavano il bosco o che scorrevano attraverso le valli e i prati erano destinati al pascolo dei bovini e alla produzione di foraggio. Per molti secoli i terreni lavoratici votati in particolare alla produzione di cereali furono relativamente poco estesi in Partecipanza. La presenza del bosco incise a lungo e in modo estremamente significativo sull’economia di Nonanantola: esso, conservato per secoli, ma adattato alle esigenze di sfruttamento dell’uomo, fu abbattuto completamente alla fine del 1800. Ha lasciato, comunque, un’impronta profondissima tanto che oggi è uso dire “andare nel bosco” intendendo per bosco l’intero territorio della Partecipanza.