PARTECIPANZA AGRARIA DI NONANTOLA

La Storia

La Partecipanza Agraria di Nonantola è l’unica nella provincia di Modena ed è la più antica fra le sei Partecipanze emiliane (Nonantola, Sant’Agata Bolognese,S. Giovanni in Persiceto,Cento,Pieve di Cento,Villa Fontana Medicina) tuttora esistenti. La sua origine deriva dalla Carta del 1058 dell’Abate Gotescalco di Nonantola, che concede al popolo nonantolano il diritto d’uso sul terreno coltivabile posto all’interno dei confini del paese.
Attualmente la Partecipanza di Nonantola si estende a Nord-Est del capoluogo di Nonantola su un territorio di circa 760 ettari di terreno votato prevalentemente all’agricoltura. Dal 1894 con la legge n°397 è stato riconosciuto Ente morale dotato di un proprio Statuto che ne prevede gli organi amministrativi: l’Assemblea Generale dei Partecipanti, il Consiglio di Amministrazione, la Giunta Esecutiva e il Presidente. Ha attualmente sede in un antico palazzo situato nel centro storico del paese. Rappresenta, ancora oggi, “un altro modo di possedere”, alternativo alla proprietà privata. E’ una particolarissima forma collettiva di gestione di terreni agricoli ricca di implicazioni storiche e sociali e si basa su una forma di solidarietà che lega determinati gruppi sociali ad un preciso territorio, seguendo regole quasi immutate nel tempo. Esse si basano sull’obbligo di conservare e migliorare il patrimonio avuto in concessione da quasi un millennio per consegnarlo alle future generazioni. Oggi gli aventi diritto all’assegnazione periodica della “bocca” di terra, mediante sorteggio (attualmente ogni 12 anni), sono i discendenti delle antiche famiglie originarie nonantolane, caratterizzati da ventidue particolari cognomi quali Abati, Ansaloni, Apparuti, Bevini, Borsari, Bruni, Cerchiari, Corradi, Grenzi, Magnoni, Medici, Melotti, Piccinini, Reggiani, Serafini, Sighinolfi, Simoni, Succi, Tavernari, Tori, Vaccari e Zoboli. Essi hanno l’obbligo dell’ “incolato” cioè della residenza nel comune di Nonantola. Al 2007 erano circa 3000 gli aventi diritto. La Partecipanza trova ragione della sua esistenza millenaria soprattutto dalla sua capacità storica di caratterizzare la propria funzione a favore non solo dei Partecipanti ma dell’intero territorio nel quale è proficuamente inserita, mantenendo fermi i propri capisaldi originari. Dal 1991, ad esempio, il 10% circa dei terreni (valli) non viene ripartito perché è stato destinato a bosco e zona umida, meta di visita per molte scolaresche e visitatori. Pochi Partecipanti ormai coltivano direttamente la “bocca” di terra cui hanno diritto ma sempre più spesso li si può vedere lungo le strade e le carreggiate a godersi una bella giornata di primavera in campagna, spesso in bicicletta, volentieri a due a due, e per dirla con Cesare Zavattini: “…anche le più folte comitive si compongono e si scompongono secondo questo bisogno di parlare, di comunicare, che è la nota socievolezza emiliana, la quale trasforma anche l’aria in un luogo chiuso e i sellini delle biciclette in sedie casalinghe…”